L’insegnamento del Coronavirus: tornare ai fondamentali!

Anche l’ordine ci ha mandato un vademecum contenente alcune linee guida su come affrontare l’emergenza. Consigli a dire il vero abbastanza scontati per chi come lo psicoterapeuta è abituato ad affrontare, nel suo lavoro, la crisi come normalità. D’altronde abbiamo assistito in questi giorni agli effetti del panico anche in chi ci dovrebbe governare: il disorientamento e lo shock ha colpito tutti. Intere folle hanno svuotato i supermercati, città deserte come a ferragosto, stadi vuoti o aperti a seconda del livello di panico che colpisce il responsabile di turno, il presidente della Regione che si presenta con la mascherina per rassicurare la popolazione. Mah: Neanche ci fosse la guerra nucleare! E ancora, chi di noi in quest’ultima settimana non ha contattato l’amico medico per farsi rassicurare, chi non ha setacciato internet alla ricerca di informazioni affidabili, chi non si è assicurato che l’amico lontano stesse bene? Fortuna che la maggioranza delle persone, dopo lo shock e il panico iniziale, torna gradatamente a pensare con più equilibrio.  Al di là di quanto gli esperti ci indicheranno d’ora in avanti per affrontare questa specifica emergenza, che cosa ci insegna questa esperienza? Che cosa possiamo farne? Ogni crisi, come si sa, nasconde un’opportunità. Io credo che questa emergenza abbia rivelato potentemente a tutti noi quanto sia malfermo il terreno di certezza e prevedibilità che credevamo di avere sotto i piedi. La nostra opulenta società coltiva con metodo persone ipocondriache, è schiava dell’ossessività, abitua mollemente all’egoismo e all’autoreferenzialita’ e, in definitiva, infiacchisce nella sua decadenza. E poi, quando si scopre fragile, vulnerabile, impaurita, va letteralmente nel panico. Ora, senza retorica, provate a pensare a quanto gliene possa fregare del coronavirus all’africano che sbarca sulle nostre coste.. Gli interessa solo di sopravvivere, arriva dall’Africa ragazzi, la dove si muore veramente di fame, mica come nei film! Però sono sicuro che quest’uomo ha una fame, una motivazione e un’umiltà che noi ci siamo dimenticati da tempo. 

È una questione di prospettive ovviamente. Però credo che questa sia una grande opportunità per cercare di cambiare la nostra.

Tanto per iniziare, come sarebbe realmente formativo per tutti i nostri bambini, ragazzi, giovani adulti poter utilizzare questa opportunità per riflettere insieme ai loro insegnanti, quando torneranno a scuola, e con i loro genitori a casa (grazie allo smart working per es.) sul senso della vita, la sua incertezza, la sua fragilità e come questo si riduca, in definitiva, a tornare ai fondamentali dell’umanità! Smetterla magari di considerare i nostri bambini come dei gioielli preziosissimi a cui non si può mai dire di no ne’ si può tirare un ceffone  se vanno oltre il limite che noi sappiamo esistere, perché siamo adulti. Certo poi glielo spieghi il motivo del ceffone! Accettare l’invecchiamento come parte ineluttabile di questa splendida esperienza che è la vita e magari piantarla di rattopparsi a botulino per sembrare più giovani. Come se l’erotismo dipendesse dalla pelle lucida. Ma quando mai? C’è tanto mistero nel vivere. Continuiamo a cercarlo, rimaniamo vivi, curiosi. Tanta parte del mio lavoro in studio è dedicata ormai alla ricerca dei fondamentali perduti del vivere: cosa sente il mio corpo? Perché mi incazzo? Cosa voglio?

Ecco, questo è quello che mi si è illuminato questa notte quando mi sono svegliato di soprassalto e non sono più riuscito a dormire fino a che non ho scritto questo pezzo.